Marcabru (Italia)

Riccardo Moretti - TribalNeed

Folk progressivo in tutti i sensi, alla ricerca dell’equilibrio dei suoni, fra l’Europa e il mondo, fra l’acustico e l’elettrico. L’uso di tante lingue vive, morte o da far rinascere. Strumenti di diverse culture e di epoche differenti, uniti in un unico suono che guarda al futuro della musica tradizionale senza perdere il contatto col passato. Divertirsi e far divertire, raccontando le proprie storie a chi ha ancora voglia di seguirle, perché “non sei finito se hai una buona storia da raccontare e qualcuno disposto ad ascoltarla”.

I marcabru sono:
Fabio Briganti (Italia): bell cittern, violino, lapsteel guitar, armonica, voce
Fiorenzo Mengozzi (Italia): batteria, darbuka, bodhràn, rumori
Filippo Fiorini (Italia): didjeridoo, dan moi, nefir, kalimba
Marie Rascoussier (Francia): basso elettrico, dulcimer, cigarbox guitar, voce

Il progetto Marcabru prende vita nel 2004 dalle ceneri de I Musici, gruppo fondato a Forlimpopoli nei primi anni ‘90.

Marcabru è il nome, in francese, di un trovatore provenzale del XIII secolo, di origini umili, proletarie… uno dei pochi. Fu un importante innovatore all’interno del movimento poetico dei trovatori in quanto inventò il “trobar clus”, una forma di poesia ermetica del tutto inconsueta per il suo tempo. Per le sue origini, per la sua originalità, per il suo mestiere il gruppo lo ha scelto come proprio antenato e protettore. Inoltre è piaciuta da subito la sonorità del nome stesso: Marcabru (si pronuncia alla francese con l’accento sulla u, anche se l’accento non si scrive).

L’organico del gruppo col passare del tempo ha subito molte variazioni ed aggiustamenti, fino a trovare un assetto stabile che ne delinea anche la svolta stilistica: Fabio Briganti e Marie Rascoussier, già membri de I Musici, assieme a Filippo Fiorini e Fiorenzo Mengozzi, arrangiano melodie tradizionali senza confini geografici o culturali con un gusto decisamente più contemporaneo e sperimentale.

Difficile dire se i Marcabru si identifichino in un modello o in uno stile, ognuno di loro ha una propria storia musicale e propri punti di riferimento. Non è semplice definire la musica che propongono… qualcuno l’ha chiamata folk progressivo, altri folk-rock, sicuramente in essa sono state riversate competenze riguardo al folk celtico (irlandese, scozzese, bretone, inglese), ma anche elementi di musica popolare europea, dal nord scandinavo al Mediterraneo, passando per l’Italia; tutto questo arricchito da sonorità sia acustiche che elettriche ottenute con l’uso a volte originale di certi strumenti spesso auto costruiti da Fabio Briganti. Un tappeto essenziale che unisce tutti questi suoni è rappresentato poi dal didjeridoo, bordone ritmico ed ipnotico che dà un’impronta modale alla loro musica. Che etichetta usare allora? A loro piace definirsi suonatori di “folk randagio”.